Ennesima grande prova d’attrice di Luisella Basso Ricci

Gli ingredienti per una serata di teatro da ricordare c’erano tutti: la bella sala del TNT, un pubblico attento e appassionato che la riempiva, un testo “nuovo” per le scene italiane, la settimana di tensione prima del debutto che si trasforma in energia positiva … ed allora è bastato il tocco professionale e la passione d’attrice di Luisella Basso Ricci per amalgamare tutti questi ingredienti in un’ennesima grande prova d’attrice.

Il monologo è forma teatrale complessa che la Treccani definisce come “espediente tecnico per far penetrare gli spettatori nei meandri del pensiero dei personaggi” e Luisella Basso Ricci ci ha portato per mano proprio in quei meandri del pensiero di Carmen.

Un personaggio che presenta al pubblico il catalogo completo della casalinga piccolo borghese che vive nel riflesso idealizzato della famiglia paterna, che ama (o dice di luisella-5-ore-1-ridottaamare?) il marito (“un mingherlino affamato d’amore“) ma che torna spesso al rimpianto per le fugaci occasioni mancate in gioventù (Eliseo il corteggiatore di cui non si butta nulla” o Franco con la sua turbo rossa).

E poi, i rimproveri al defunto Mario che, per le sue posizioni ideologiche da “duro e puro” tenute nel suo poco pagato lavoro di professore, non le ha mai comprato “l’ombelico“, la 600, l’auto cult del tempo posseduta da tutte le amiche di Carmen nè le ha permesso di possedere un “bel servizio di posate“.

Il rimpianto delle occasioni mancate a livello personale si sposta, in un crescendo emozionale rossiniano, prima sull’aspetto sociale del rapporto coniugale (Mario che non accetta di fare un lavoro in nero per migliorare le condizioni economiche della famiglia; il dileggio delle sue attivita intellettuali) per delinearsi, poi, sullo sfondo di più ampio respiro nel quale vengono screditati i movimenti conciliari del Vaticano II, la scuola per i poveri (“che se studiano poi diventano architetti, avvocati professori e vi rubano i posti di lavoro“) e tutto quanto abbia sapore di “noiosi” cambiamenti.

Giunti, però, al vertice della parabola dei rimpianti il finale ritorna prepotentemente ad emozioni più personali e coinvolgenti: via gli ideali, via le passioni sociali.

Quello che viene a galla in maniera più intensa (specie se posto in confronto con la “giravolta della prima notte di nozze” di Mario) è il ricordo, più volte abbozzato nel corso del monologo ed ora raccontato con passione a stento repressa, del passaggio che Carmen accetta sulla “turbo rossa” di Franco e del convegno passionale nella pineta.basso-ricci-5-ore-con-mario-21-10-16-ridotta

Ed proprio nel finale del monologo nel quale Carmen lancia a Mario la passionale e drammatica richiesta finale di perdono che si riassume tutto il registro delle interpretazioni teatrali di Luisella che è riuscita ad esprimere pienamente tutte le variegate sfumature di un personaggio complesso e sfaccettato posto di fronte non tanto al compianto marito quanto al riassunto della sua vita.

Un vero e sentito grazie a Luisella e a tutti coloro che hanno collaborato per fornirci una bella occasione di teatro.